La Tenuta di Suvignano ha una storia che affonda le radici nel 1081, quando il Conte Ugolino e suo fratello Ranieri si accordarono per la compravendita delle terre di Suvignano, corrispondenti all’attuale tenuta. Nel corso dei secoli, il nome Suvignano si è ripetutamente affermato, con la comunità che divenne autonoma nel 1256 e il borgo che nel 1320 ospitava già la chiesa di Santo Stefano e numerosi casali sparsi. La Villa Padronale (il “casino di caccia”), divenne proprietà di diverse famiglie nobili, tra cui i Piccolomini e i Marri-Mignanelli, che la ristrutturarono tra il 1772 e il 1830. Trasformata nel corso del tempo, la villa divenne nel 1880 una residenza di villeggiatura con 45 vani.
Nel 1989, la tenuta fu acquistata da Vincenzo Piazza,imprenditore edile e sodale del capo mafia Bernardo Provenzano, e successivamente, grazie al sequestro da parte di Giovanni Falcone, la proprietà venne sottratta alla mafia. Tra il 2007 e il 2019, la Regione Toscana ne assunse la gestione, restituendo la tenuta alla collettività come simbolo di riscatto e legalità. Oggi la Tenuta Suvignano si trova sotto la gestione di Ente Terre Regionali Toscane, che promuove attività sociali, agricole e turistiche di qualità, valorizzando le risorse culturali e ambientali del territorio.
Nel complesso, la tenuta ospita la Villa Padronale, un pregevole edificio storico risalente ai primi dell’Ottocento, progettato dall'architetto Marri Mignanelli, Villa Tinaio e Villa Santo Stefano, nate come poderi e ora adibite ad uso agrituristico, e l’antichissima chiesa di Santo Stefano, recentemente restaurata. Il parco della tenuta ospita inoltre il percorso "Suvignano Tenuta Aperta", che promuove i valori della legalità, dell’antimafia e della valorizzazione del territorio, offrendo un’esperienza educativa e culturale attraverso pannelli interattivi.